Michelangelo e il primato dell’intelletto

Una visita alla Cappella Sistina: Michelangelo e il primato dell’intelletto

Decido di partecipare ad una visita guidata alla Cappella Sistina organizzata in una pausa del convegno nazionale dell’associazione infermieristica di cui faccio parte. Il ricordo degli affreschi di Michelangelo era scolorito dal tempo, come di fatto era la grande opera quando la vidi da bambino; Il restauro del 1999 l’ha restituita ai suoi colori, anche se, come sostengono alcuni critici d’arte. Insieme al nero dell’inquinamento e del fumo delle candele sono state cancellate anche le pennellate di nero fumo date a secco da Michelangelo e con esse le sensuali volumetrie delle possenti figure (vedi: Restauro degli affreschi della Cappella Sistina).

Comincio la visita da una selezione dei musei Vaticani, dopo questa piacevole anticamera finalmente arriviamo alla Cappella Sistina, accedendo da una stretta scala attraversata in senso opposto da una corrente d’aria fredda.

Di fronte al Giudizio Universale

Ora sono al centro della sala, un luogo sacro per la possente testimonianza artistica. E’ un vero monumento della storia dell’arte, una strabiliante concentrazione di affreschi, oltre a quelli di Michelangelo ci sono lavori di Perugino, Botticelli, Pinturicchio, Ghirlandaio, Signorelli, Cosimo Rosselli e altri.

I visitatori sono tantissimi seminati a capannelli, su tutto sovrasta un fastidioso brusio interrotto dagli avvertimenti minacciosi dei custodi: “no photos!”. La nostra accompagnatrice ci fa sapere che le foto sono vietate perché i diritti di riproduzione degli affreschi sono stati concessi ai finanziatori giapponesi del restauro.

Ho bisogno di silenzio. Mi premo forte le dita sulle orecchie, il rumore svanisce per riaffiorare ogni volta che allento la pressione come un cupo scorrere di acqua.

Di fronte a me il giudizio universale. Cerco di fissare con gli occhi il maggior numero possibile di dettagli, immagini, colori, forme, espressioni, gesti, ne sento il bisogno come bere quando si ha sete. La perfezione estetica è da capogiro.

Qualche dubbio sul significato

La figura di Gesù al centro del giudizio è ipnotica. Più la guardo più mi convinco che non rappresenti una divinità, ma un uomo. Il suo gesto esprime volontà , è fisico, muscolare, imprime a tutte le altre figure un moto a spirale. Non ci sono gerarchie, tra bene e male esiste sempre una possibilità di riscatto dall’istinto e dal mondo materiale. Con grande sofferenza si può risorgere dall’inferno e tendere verso una più alta spiritualità, ma allo stesso modo, deliberatamente, in esso si può sprofondare per sempre.

Gli elementi centrali di questa composizione in movimento sono i corpi nudi che a quell’epoca fecero gridare allo scandalo. Particolarmente accanito tra le schiere degli accusatori Biagio da Cesena, maestro di Cerimonie del Papa, che definì il lavoro di Michelangelo più adatto ad un bagno termale che ad un luogo sacro. Michelangelo si vendicò dando a Minosse il suo volto con orecchie d’asino e con un serpente avvinghiato che gli addenta i genitali. Biagio da Cesena si lamentò con il Papa di questo trattamento, l’aneddoto dice che il Papa rispose: “Se t’avesse messo nel purgatorio, farei di tutto per levarti; ma nell’inferno non posso fare nulla”. Alla morte di Michelangelo fu ordinato a Daniele da Volterra di coprire con drappi le nudità e così facendo si guadagnò il soprannome di “Braghettone”.

Ho la netta sensazione che il giudizio universale, come episodio sacro è preso a pretesto da Michelangelo per esprimere le sofferenze terrene che ogni uomo deve patire per elevarsi dall’irrazionalità e affrancare l’intelletto. Questo Giudizio per gli uomini non avverrà subito dopo la morte, ma durante la vita quale esito della continua lotta tra vizi e virtù. L’uomo/Gesù al centro dell’affresco ci dice che il destino è solo nelle nostre mani. Michelangelo e il primato dell’intelletto, forse questo è il messaggio che possiamo leggere nella simbologia della composizione.
Alzo gli occhi verso la volta della Cappella e trovo conferma alla mia ipotesi (o delirio) nella scena della Genesi, la creazione dell’uomo. Dio, per la prima volta raffigurato con sembianze umane, rivolge il suo indice verso Adamo per dare seguito con naturalezza al ciclo vitale e trasmettere le proprie esperienze e conoscenze al figlio.
L’Uomo/Dio è contenuto in un mantello nella cui forma alcuni hanno ravveduto la sezione di un cervello, come a dire che la perfezione divina risiede nella razionalità e nell’intelletto dell’uomo.

Michelangelo e il neoplatonismo

Incuriosito da queste mie sensazioni ho approfondito se avevano basi su cui poggiare e ho trovato una risposta nel rapporto tra pensiero neoplatonico e arte rinascimentale (vedi l’illuminate scritto di Lorella Di Vuono: Il neoplatonismo di Michelangelo).
“Tu senza essere costretto da nessuna limitazione, potrai determinarla da te medesimo, secondo quell’arbitrio che ho posto nelle tue mani. Ti ho collocato al centro del mondo perché potessi così contemplare più comodamente tutto quanto è nel mondo. Non ti ho fatto del tutto né celeste né terreno, né mortale, né immortale perché tu possa plasmarti, libero artefice di te stesso, conforme a quel modello che ti sembrerà migliore. Potrai degenerare sino alle cose inferiori, i bruti, e potrai rigenerarti, se vuoi, sino alle creature superne, alle divine.” In questa frase di Pico della Mirandola

nel Oratio de hominis dignitate mi sembra racchiusa tutta la poetica del giudizio universale. Ser Michelangelo di Ludovico Buonarroti ha una forte personalità e le idee chiare, vuole raggiungere l’immortalità attraverso la perfezione estetica del suo lavoro, ma sa che può raggiungere lo scopo solo servendosi della potenza e della ricchezza della chiesa. A papa Giulio II, che gli aveva commissionato l’opera, Michelangelo disse: “Puoi comprare il mio tempo, non la mia mente”. Tre papi, Giulio II, Clemente VII e Paolo III gli danno incondizionata fiducia e lui portò a termine la sua opera da solo con grande fatica e tenacia, nonostante le avversità e le critiche. Tutto questo deve essergli costato molto,  tanto che nell’affresco si raffigura nella pelle scuoiata simbolicamente in mano a San Bartolomeo.
Esattamente 500 anni dopo quel 30 ottobre 1512, inaugurazione della Cappella Sistina, il messaggio è ancora lì senza aver perso niente della sua originaria energia, Michelangelo e il primato dell’intelletto e della perfezione estetica piuttosto che della fede.

Visita virtuale della cappella Sistina. Interessante anche se difficile da controllare
Descrizione degli affreschi e altre informazioni. Più tranquilla

 

One thought on “Michelangelo e il primato dell’intelletto

  • 8 Gennaio 2014 at 20:57
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    Gli ebrei volevano uccidere Gesù, ma non potevano, Pilato poteva condannarlo a morte, ma non voleva, Erode tratto Gesù come fosse il protagonista di un carnevale ebraico (Purim), i soldati romani come se fosse il protagonista di un carnevale romano (Saturnali). Barabba più che un nome proprio, che probabilmente era Gesù, potrebbe essere un titolo relativo ad una funzione ed in ogni caso coincideva con l’imputazione relativa a Gesù: essersi proclamato Figlio del Padre. Per questo Michelangelo quando dipinse il Giudizio Universale per Gesù giudice riprese la figura di Aman (protagonista del carnevale ebraico) dipinta precedentemente nella volta della Cappella Sistina? Cfr. ebook (amazon) di Ravecca Massimo. Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.

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